Piero Ferrero, psicologo psicoterapeuta

un patrimonio di pensiero da condividere

Le mie pubblicazioni sono rivolte a quelle persone che desiderano acquisire nozioni sul funzionamento della mente umana, senza accedere a una psicoterapia o a corsi specialistici, ma per comprendere che al di là del dato storico e fenomenico si muove un mondo di cui avvertiamo la presenza, ma che a volte temiamo di conoscere più da vicino: il nostro mondo inconscio.
Per conoscere un po' di più noi stessi e l'altro accanto al quale ci muoviamo ogni giorno.

Sono disponibili oltre 60 articoli su temi riguardanti l’interiorità, la famiglia, la relazione d’aiuto e le problematiche sociali, di cui trovi i titoli e gli abstract al fondo di questa pagine. Quindici di questi scritti che riguardano in particolare l’interiorità, la vita personale e la famiglia sono stati raccolti in un libro, La verità nascosta, pubblicato dalle Edizioni Erickson nel 2017. 

Inoltre ho pubblicato un secondo libro, I due mondi (Ed. Erickson 2019), che descrive i meccanismi psicologici sottostanti a vari fenomeni sociali di forte attualità. In un’epoca segnata da disorientamento e malessere, considero "I due mondi" uno strumento culturale che, a prescindere da credo religiosi e politici, porta a riflettere sulle radici del pensiero moderno e offre una lettura originale dei movimenti sociali in atto in Italia e nel mondo.

Se sei interessato a ricevere informazioni o una copia dei due libri,  "La verità nascosta" o "I due mondi", oppure di un singolo articolo, puoi rivolgerti tramite l'apposito form di contatto all'Associazione Aedes 20, che ne cura la diffusione. E' nostra consuetudine inviare gratuitamente come primo articolo "L'ascolto", in copia cartacea o per mail. Il secondo scritto e quelli successivi, sono inviati in copia cartacea per posta all'indirizzo del richiedente.

 

 

Le tematiche

L’interiorità In famiglia La relazione di aiuto Problematiche sociali

Cerchiamo di scoprire un po’ noi stessi. Relazioni complesse fra regole e cuore, ruoli che cambiano, processi emancipativi,… Aiutare è un’arte, ricca di grandi soddisfazioni, ma talora portatrice di ripensamenti. Uno sguardo su un mondo sempre più complesso dove talora è difficile orientarsi.

  • Eutanasia: una rilettura Richiedi l'articolo

    Quando si cerca di dare risposta al complesso problema dell’eutanasia, assistiamo sovente a prese di posizioni antitetiche.

    Obiettivo di questo scritto è affrontare tale tematica da un’altra prospettiva, suggerendo una possibile soluzione alla luce della ‘relazione di vita’.

    E’ proprio l’esistenza o meno di questa relazione, che costituisce il parametro utile per assumere la decisione di mantenere in vita una persona in stato di coma irreversibile.

  • A una ragazza, a un ragazzo, verso la vita adulta Richiedi l'articolo

    Quali i temi di riflessione importanti per una ragazza e un ragazzo che stanno spic­cando il volo verso la vita adulta? 

    Qui l’Autore si pone il problema di adolescenze che si prolungano con la compiacenza della famiglia e si domanda quale significato abbia oggi per un ragazzo seguire le regole.

    Riflette anche sull’importanza, per i giovani, di stare con gli altri e sottolinea quanto sia fondamentale pensare prima di fare.

    Riconosce che potere e denaro non sono né un bene, né un male, ma mette in guardia dalla malversazione e dagli intrecci inestrica­bili del potere.

    Pone l’accento sull’importanza dell’appartenenza istituzionale, realizzata senza sacrificare se stessi né ledere gli altri.

    Sottolinea infine, a proposito di affetti, come sia impossibile amare gli altri, se prima non si è amato realmente e profondamente se stessi.

  • Aiutare? Richiedi l'articolo

    Affinché si possa instaurare un rapporto efficace nell’offrire aiuto a una persona sofferente o in stato di bisogno, occorre prendere coscienza di alcuni aspetti fonda­mentali che tale tipo di rapporto presuppone: dal come porsi rispetto a chi chiede aiuto, al come aiutarlo, all’eventuale coinvolgimento dei famigliari, alle possibili resistenze.

    Elementi indispensabili affinché la relazione possa permanere, nono­stante gli inevitabili momenti difficili, sono la fiducia, la sicurezza, l’empatia.

  • Ama il prossimo Tuo, come te stesso Richiedi l'articolo

    Non sfuggirà al lettore quel “come te stesso” scritto con diverso carattere: non sinonimo di egoismo, ma di reale amore.

    Osserva te stesso, apprendi chi realmente sei, di che cosa sei capace, dove puoi arri­vare, quali sono i tuoi bisogni, quali sono le tue risorse, quali sono le tue potenzia­lità. Serviti di tutto ciò come di un dono che ti è stato messo a disposizione per te stesso e per gli altri.

    Avremo così modo di scoprire che cosa significhi “amare”, in una relazione che porterà le caratteristiche dell’autentico e del concreto.

  • Apprendere dal corpo: la diapausa embrionale Richiedi l'articolo

    La diapausa è una fase di arresto spontaneo dello sviluppo dell’embrione, osservata in alcuni animali: l’organismo ferma la crescita, affinché il suo sistema biochimico possa ritrovare un equilibrio interno, così da consentire la ripresa del processo. Questa modalità permette di superare condizioni ambientali avverse e momenti dello sviluppo particolarmente impegnativi.

    La mente umana, mirando anch’essa al benessere finale, a fronte di situazioni di rischio o potenzialmente conflittuali, dovrebbe decidere di fermare i suoi processi attraverso un armonico movimento di riflessione, che le consenta di ritrovare quello stato di omeostasi, di equilibrio interno, che potrà condurre alla ripresa dei movimenti di emancipazione e di maturazione.

    Perché si crei questa benefica alleanza fra mente e corpo, occorre che siano presenti due stati che costituiscono il sottofondo emozionale portante: l’umiltà e l’amicizia.

    Amicizia per se stessi, fondamento essenziale per amare, per diventare amici dell’altro.

  • Autorevolezza, ovvero contenimento Richiedi l'articolo

    Molte persone, oggi, sono confuse, disorientate; cercano di capire questo loro stato segnato dall’incertezza, dalla paura di sbagliare.

    Questo scritto ha l’obiettivo di indicare per quali vie sia possibile migliorare la rela­zione fra chi educa e chi viene educato.

    La rinuncia a giudizi preformati, l’ascolto senza diaframmi protettivi, il contenimento inteso come accoglienza delle emozioni altrui, la capacità di identificarsi con l’altro per comprenderlo, per entrare in empatia, per conoscerlo meglio, privilegiando l’incontro affettivo, queste sono tutte condizioni che, se presenti, pongono colui che attende aiuto in un atteggiamento di empatia e di fiducia nei con­fronti del suo interlocutore.

    Ne deriva un senso di sicurezza, di stabilità emotiva e di pensiero, che è alla base di un comportamento autorevole.

  • Caro Alberto, cara Sonia Richiedi l'articolo

    In questo scritto l’autore si rivolge a un ragazzo e a una ragazza di 19 anni, cercando di mettersi nei loro panni, di intuire quanto può passare nella loro mente nel tempo che precede la decisione di lasciare casa, per motivi di studio o di lavoro.

    Il discorso si sviluppa toccando temi fondamentali: essere uomo/donna oggi, la famiglia da cui si proviene, il mondo da cui ci si allontana, la solitudine, la libertà, l’autonomia, i bisogni, la scelta di vita, l’inserimento sociale, l’appartenenza, la decisione, il ritorno a casa.

    Pagine che cercano di approfondire queste tematiche, stimolando riflessioni e con­fronti: scritte con il cuore.

  • Consapevolezza, un processo di relazione Richiedi l'articolo

    La consapevolezza sottende sempre un processo di relazione: è un risultato che si rag­giunge attraverso uno sviluppo armonico, sia della propria interiorità, sia del modo di rapportarsi con gli altri e con l’ambiente.

    La relazione è un dialogo fra due mondi, gover­nato dall’empatia e dalla disponibilità dell’uno ad accogliere i sentimenti e le emozioni dell’altro.

    L’ascoltare, l’accogliere l’altro dentro di sé produce un processo di crescita che diventa arricchimento per ambedue le persone coinvolte nella relazione.

  • Ebrei, un popolo senza pace Richiedi l'articolo

    Per la seconda volta, fra i nostri scritti, questo articolo compare a più mani.

    Gian Paolo Tongiorgi offre una panoramica storica, necessariamente sintetica, che ci mostra l’evoluzione del popolo ebraico dalla sua nascita fino ai giorni nostri: da Abramo all’esilio in Egitto, alla formazione dei due Regni di Israele a Nord e di Giuda a Sud, all’esilio a Babilonia, all’occupazione romana, all’espulsione da Gerusa­lemme. Prosegue con  il rifiorire delle Comunità ebraiche in Spagna, la nascita del Movimento sio­nista, la Shoah e, infine, giunge alla nascita dello Stato di Israele dopo la seconda Guerra mondiale.       

    Piero Ferrero cerca di dare risposta alla domanda sui motivi di tante persecuzioni e di tanta instabilità per un intero popolo, in atto da millenni.

    Parte dal microcosmo individuale che vede l’uomo migrante, per giungere al macrocosmo collettivo che vede un popolo senza pace: in entrambe le situazioni, i movimenti del mondo inconscio, per lo più invisibile, ma attore protagonista.

  • Essere autentici Richiedi l'articolo

    Le basi dell’autenticità: il sentire interiore e la fiducia affettiva. Queste le vie nutritive essenziali per la mente.

    Possiamo rinunciarvi, ma è importante sapere che l’immagine è un illusionale che non nutre.

    Oppure possiamo fare dell’immagine il filo conduttore delle nostre relazioni, ma è importante sapere che il costo è alto.

    Essere autentici non è un obbligo, non risponde a un precetto, a una norma.

    E’ molto di più: è trovare il coraggio di dare senso alla propria vita, anche a costo di ritrovarci soli.

    Houellebecq: “Ogni passo in direzione della verità è anche un ulteriore approfondirsi della distanza tra sé e gli altri, una conferma della propria solitudine”.

  • Essere e dover essere Richiedi l'articolo

    Questo articolo si propone, attraverso una lettura psicodinamica, di superare un’antica antitesi: quella fra la concezione dell’essere e quella del dover essere.

    Il bambino apprende lentamente la realtà del suo essere, solo quando si incontra con lo stato di bisogno. E’ nell’attesa che la mamma intervenga a colmare la distanza fra lui che ha bisogno e lei che è in grado di soddisfarlo, che il bambino sviluppa la sensazione di essere.

    Solo ad uno stadio successivo, quando il bambino assisterà al fatto che ciò che a lui dà piacere può, invece, dispiacere al genitore, nasce il conflitto fra emozioni e pulsioni contrastanti e dunque la necessità di porre dei confini e dei limiti.

    Lì si radicano le fondamenta della lex.

    Lì nasce il patto: io pongo un limite al mio Io e al mio piacere e Tu, in cambio, mi assicuri il Tuo consenso, la Tua protezione e anche il Tuo affetto (Melanie Klein).

    Va a Lacan il merito di aver posto, accanto alla legge, il desiderio che, per potersi esprimere e realizzare raggiungendo la meta, ha bisogno della legge. Un godimento pulsionale illimitato e insaziabile risponde alla pulsione di morte e, proprio per poter continuare ad esistere, ha bisogno di un limite.

    A conclusione di questo lavoro una riflessione sul ‘comandamento dell’amore’ e un’attenzione a quell’istituzione che più incarna, nel periodo di formazione del futuro uomo, la necessità di integrare essere e dover essere: la Scuola.

  • Famiglia e Scuola: verso una nuova identità Richiedi l'articolo

    Quando, in una famiglia, chi la guida non assolve più al suo compito, avviene il fenomeno più scontato: i figli, i fratelli sono disorientati.

    Quando, nella scuola, un allievo è in difficoltà, gli insegnanti ne addebitano le ragioni alla famiglia, i genitori ne addebitano le cause agli insegnanti.

    Dalle parti in conflitto ci si aspetta che emergano i rispettivi disagi e bisogni, non il rimbalzo di cause e responsabilità.

    E’ necessario un processo di reale ascolto, di attenta lettura dei disagi e dei bisogni, che allontani il giudizio, ma che aiuti a giungere alla comprensione dei motivi per cui si siano prodotte certe situazioni.

    All’articolo è allegato un progetto operativo che ha l’obiettivo di sanare la conflittualità fra Scuola e Famiglia, per aiutare la crescita consapevole dei giovani.

  • Fecondazione eterologa, il figlio della mente Richiedi l'articolo

    “Come e da quando questo figlio è nella Vostra mente?”

    Questa è la domanda cruciale che si impone alla coppia che si trova nella situazione di ‘inseminare’ nella propria esistenza l’embrione proveniente da un’altra coppia.

    Qui entrano inevitabilmente in gioco le storie di vita di due persone: vanno cercando un figlio che rinnovi il dono alla vita da loro stesse ricevuto oppure cercano di compensare un dono non ricevuto, imponendolo?

    Questo figlio, non loro, che potrà giungere, è un dono o una pretesa? Siamo davanti a un desiderio di continuità di vita o a un accanimento genitoriale?

    Di fronte a una legit­tima ricerca o a un movimento generato dall’insuccesso e dall’invidia?

  • I meccanismi inesorabili della dittatura Richiedi l'articolo

    Comunemente si considerano i dittatori personalità forti, ma in realtà il loro biso­gno di grandezza è dettato da una grande fragilità interiore che chiede di essere riscattata a tutti i costi.

    Il modo di agire di questi personaggi, pertanto, è simile: vittime di uno stato persecutivo, cercano di sconfiggere un nemico esterno senza rendersi conto che il nemico è interiore. Ripetono esperienze fallimentari per l’impossibilità di trovare soluzioni alternative, fino al tragico epilogo del proprio annientamento.

    La fissità del pensiero non consente loro una gestione diversa del conflitto, mentre per una mente sana la situazione conflittuale è un’occasione per fare appello all’intelligenza emotiva e trovare soluzioni alternative.

  • I segnali del disagio Richiedi l'articolo

    Il disagio di un ragazzo, di una ragazza, preso in esame in questo articolo, viene definito come stato di malessere di un figlio/figlia, inteso come fatica di vivere sia nella vita famigliare che in quella scolastica e sociale.

    Uno stato che, emergendo da un comportamento visibile, chiede di essere letto, capito, ma anche calato in un contesto più ampio che guarda ben oltre la persona e coinvolge l’intero nucleo famigliare e l’ambiente di vita.

    Vengono messi in evidenza i sintomi più frequenti del disagio: un cattivo rapporto con il cibo, le difficoltà relative al sonno, l’isolamento, l’insicurezza, il timore nel confrontarsi con gli altri. Di qui la necessità di leggere questi segnali come sintomi, ancor più che come mali in sé, esaminando i vissuti in una cornice più ampia, al fine di capire le cause profonde della sofferenza.

  • Il combattente e il disertore Richiedi l'articolo

    Qui, una rivisitazione della rappresentazione del combattente e del disertore, nel 2014, a cento anni dall’inizio della Grande Guerra.

    Il combattente, all’annuncio delle ostilità: prima la paura, poi l’adesione all’Io ideale collettivo, per erigere un nuovo sistema valoriale che porta al concetto di Patria e, di conseguenza, al personaggio politico che la rappresenta.

    Il ribaltamento normativo, per il quale uccidere diventa un dovere, non è più un reato.

    Il combattente raggiunge i campi di battaglia portando con sé non soltanto l’attrezzatura di cui l’Esercito lo ha dotato, ma ben più l’attrezzatura interiore del consenso famigliare e collettivo sociale.

    Il disertore, colui che interrompe il processo di integrazione fra l’Ideale dell’Io col­lettivo e il Super-Io individuale/famigliare: Dio non può comandarmi di uccidere.

    Di qui due possibilità: o la fuga, la paura di morire, la taccia di codardo oppure la costruzione di un nuovo sistema valoriale che, divenuto patrimonio di un collettivo nazionale, diventa istituzionale e, quindi, sostenibile e condivisibile.

    In realtà i nemici sono interni a noi: sono le nostre paure, i nostri fantasmi che ci sem­bra di non sapere come afferrare e neutralizzare.

  • Il corpo assente Richiedi l'articolo

    L’approccio al malato mentale, se vuole essere di aiuto e quindi portatore di cambiamento, non può che rivolgersi all’intero sistema mente-corpo: di qui la necessità dell’integrazione dei vari tipi di interventi (farmacologico, psicologico, somatico).

    Tuttavia, la vera difficoltà nel proporre un intervento sta nel fatto che il paziente lo possa rico­noscere come fidabile.

    E’ necessario, di conseguenza, non solo cercare la via di accesso meglio percorribile e più proficua per giungere alla persona, ma è indispensabile anche tener conto che fondamento della relazione di aiuto è l’alleanza terapeutica, basata su un rapporto empatico in cui siano compresenti l’energia della mente e il calore del cuore. 

  • Il corpo presente Richiedi l'articolo

    Questo articolo è dedicato al Maestro di judo Enrico d’Abbene, amico dell’Autore, che da molti anni svolge la sua attività con persone disabili.

    Scopo di questo scritto è mostrare come proprio il corpo, per persone affette da gravi deficit cognitivi, possa diventare un efficace strumento di comunicazione.  Attraverso il corpo, gli allievi imparano a meglio riconoscere e a utilizzare le pro­prie risorse. Compito di colui che aiuta è quello di identificarsi con la persona in dif­ficoltà e generare fiducia nel lavoro che stanno conducendo insieme.

    Un’operazione delicata in cui, in realtà, il problema maggiore è quello di far collaborare medici, psicologi, infermieri, assistenti sociosanitari, educatori e volontari che assi­stono la persona disabile e la sua famiglia.

    Comprendere i bisogni del paziente e le aspettative della sua famiglia è il presupposto necessario per un’efficace integrazione degli interventi e per formulare un comune programma di trattamento.

  • Il matrimonio: una rilettura Richiedi l'articolo

    Circa la metà dei matrimoni celebrati non durano nel tempo.

    Fino a pochi decenni fa era il sistema normativo a tenere unita la coppia. Oggi l’autorità ha perso valore.

    Allora come si può sanare questa situazione?

    La rilettura che propongo consiste nel pensare di alimentare l’unione con una diversa modalità: non più in base al contratto normativo, ma piuttosto nel considerare l’unione come meta da raggiungere e il percorso come mezzo utile a tale fine.

  • Il risarcimento Richiedi l'articolo

    La mente è dotata di una grande memoria affettiva.

    Possiamo facilmente dimenticare l’evento storico; non le emozioni, positive o nega­tive, che lo hanno accompagnato.

    Qui percorreremo la strada di una bambina che, diventata donna, nel corso della sua analisi ha riprodotto le angosce di un’infanzia vissuta con due genitori etilisti.

    La pace dell’anima, la riconciliazione con i genitori, vengono ristabilite quando, attraverso un lungo e paziente lavoro con il terapeuta, si giunge a un’azione risarcitoria.

  • Il senso del bene nella vita dell’uomo Richiedi l'articolo

    Sotto il manto del bene possono nascondersi equivoci, travisamenti e, talvolta, anche inganni.

    E' importante distinguere il bene reale dal bene rappresentato: cioè distinguere il bene conside­rato in sé dal bene nel significato che assume per ciascuna persona.

    Vorremmo definire e riconoscere il bene assoluto, ma in realtà il bene si riconosce e si concretizza nella relazione fra due o più persone che lo condividono.

    E da questa condivisione nasce quella circolarità benefica che diventa alimento da parte dell’uno verso l’altro, dando luogo a uno stato di benessere e a una possibilità di crescita di tutti coloro che ne sono parte.

  • Il senso del male nella vita dell’uomo Richiedi l'articolo

    Perché il male nella vita dell'uomo?

    Dopo un breve excursus storico sulle risposte del pensiero cristiano, l’articolo porta l’attenzione alle interpretazioni della Psico­logia, per arrivare infine a considerare il male sotto tre forme: 1) il male che proviene dall'esterno contro l'uomo; 2) il male che proviene dall'uomo contro un altro uomo; 3) il male che proviene dall'interno dell'uomo stesso.

    E’ su que­st’ultima forma di male, proprio perché insita nella mente umana stessa, che si concentra l’attenzione in questo scritto.

    Di fronte al male si può avere un atteggiamento di passività che porta a soccombere; oppure un atteggiamento attivo che porta a comprendere le sue origini, uscendo dalla sterile dicotomia bene/male e individuando quelle vie che permettono di utilizzare le stesse energie negative per costruire nuovi impianti di vita.

  • Il sistema di valori, fra onnipotenza e realtà Richiedi l'articolo

    L’uomo ha bisogno di esprimere le proprie potenzialità attraverso mete personali e sociali concrete.

    Per questo necessita di un riferimento un sistema di valori – che viene costruito da una parte della mente chiamata dal modello psicodinamico l’Ideale dell’Io.

    Due esempi aiutano a comprendere l’ipertrofia dell’Ideale e, per contro, il suo buon funzionamento.

    Il primo esempio è ispirato alla storia di un noto imprenditore italiano: un uomo ambizioso e spregiudicato che, travolto dal suo stesso successo, conclude la vita con il suicidio.

    Il secondo esempio è tratto da un fatto di cronaca del 2013, che vede una scono­sciuta signora inglese avvicinarsi e parlare a un uomo affetto da gravi problemi mentali, che ha appena commesso un orribile omicidio in mezzo alla strada. 

    La prima storia mette in luce una persona la cui mente si è “via via involuta in una spirale onnipotentistica”, che ha portato un brillante imprenditore a perdere dram­maticamente il senso della realtà e del limite.

    Nella seconda situazione, agisce una donna con una mente equilibrata e flessibile. Una mente che si dimostra capace, pur in una situazione altamente critica, di convogliare le sue energie “nell’unica direzione realistica condivisibile: fermare la mano omicida e salvaguardare altre vite.”

  • Il Super-io: un persecutore o un amico? Richiedi l'articolo

    Il Super Io è l’istanza della personalità di formazione più tardiva: se ne possono intravedere i primi segnali intorno all’ottavo - decimo mese di vita.

    Diversamente da quanto si pensa, la sua rigidità non dipende tanto da un’educazione severa, quanto dalla paura di perdere il consenso e l’affetto del genitore.

    Il Super Io genera il senso di colpa, per cui vale operare un’attenta distinzione fra comporta­menti realmente offensivi e rappresentazioni fantasmatiche distanti dalla realtà.

    Il Super Io si associa gradualmente alla costruzione dell’Ideale dell’Io, esito di un processo di identificazione con i genitori.

    Se questi modelli genitoriali si presentano solidi e rassicuranti, allora il Super Io, a poco a poco, si trasforma da entità censoria in un importante alleato che guida e protegge l’Io nelle sue scelte e nei suoi comportamenti.

    In tal modo un severo giudice può diventare un amico fidato.

  • Il tempo e la mente Richiedi l'articolo

    Viene qui considerato il significato del tempo.

    Nel caso dello psicotico, la successione temporale degli eventi è fonte di angoscia: la comunicazione segnata dalla fretta viene mal tollerata e il processo di recu­pero avviene molto lentamente.

    E nella nostra quotidianità?

    Continuamente spinti da ritmi di vita incalzanti, impo­niamo alla mente tempi che non le sono propri.

    Tutto questo porta all’insorgere di ansia e di conflitti.

    Concedersi il tempo per sentirsi, per riflettere, ascoltando con fiducia la propria mente, non è perdere tempo, ma guadagnarlo.

  • Il terapeuta: un professionista … una persona Richiedi l'articolo

    In questo articolo l’Autore riflette sul suo lavoro di psicoterapeuta e risponde alle domande fondamentali che riguardano se stesso come uomo e come professionista, i suoi pazienti e i loro famigliari.

    “Cosa significa essere tera­peuta dell'uomo, della sua mente, della sua vita stessa?”. “Cosa si aspettano da me, terapeuta?”. “Di che cosa hanno bisogno i pazienti?”. “Che cosa ho e posso fare che lui, che lei non ha e io possiedo?”

    Ma anche “Cosa lui o lei possiede che io non ho?”

    La conoscenza scientifica del funzionamento della mente umana e delle tecniche di trattamento è “importante, ma non essenziale”

    Ciò che, anzitutto, chiede la persona che soffre è una “partecipazione empatica”.

    Chi chiede aiuto cerca un testimone che partecipi emotivamente alle sue paure, all’angoscia, al panico che gli hanno fatto perdere il governo della vita.

    Ma questo ancora non basta.

    Il paziente ha anche bisogno di una guida sicura: una persona fidabile che sappia stargli vicino, alla “giusta distanza”, che sappia aiutarlo a ritrovare se stesso e che gli insegni come governare quelle pulsioni ed emozioni che anche il terapeuta, come ogni uomo, prova e quindi conosce. 

    Infine l’Autore confida la sua gratitudine per i suoi pazienti, per quanto gli hanno consentito di conoscere di sé e della mente umana.

  • Il valore della parola Richiedi l'articolo

    La parola manifesta lo stato emotivo di chi la pronuncia.

    La parola è strumento attraverso cui si esprime la relazione.

    La parola, se pensata, penetra e dà senso al fare.

    La parola è voce materna.

    Solo il silenzio dà voce al suo valore.

    Solo nel silenzio la parola può risuonare nel nostro emotivo e nutrirlo.

  • Integrazione: cosa è? Richiedi l'articolo

    Immigrazione e integrazione non sono sinonimi: se la prima è un fenomeno secolare di movimentazione, la seconda appartiene a una realtà emotivo-sociale attuale.

    Se è vero questo, allora non ha senso applicare la categoria del favorevole/contrario, ma piuttosto quella del possibile/non possibile.

    Integrare popolazioni significa avvicinare un sistema umano a un altro sistema umano, quindi avvicinare il razionale e l’irrazionale dei due sistemi.

    Al fine di integrare, il primo passo è separare: operazione indispensabile per individuare, con la maggior chiarezza possibile, le differenze fra le due parti.

    Soprattutto è necessario ricordare che non esiste una parte migliore dell’altra, ma piuttosto che queste parti sono diverse e al tempo stesso simmetriche.

    Se ci possono essere paura, rabbia e resistenze dall’una parte è del tutto probabile che ci siano paura, rabbia e resistenze anche dall’altra parte.

  • L'inconscio della Terra Richiedi l'articolo

    La crosta terrestre può paragonarsi all’area inconscia del cervello: masse regolate da leggi precise, i cui effetti  sfuggono ancora alla conoscenza di noi uomini, benché cerchiamo di appropriarcene.

    Cerchiamo di conoscerli, ma ne abbiamo paura al tempo stesso, come di tutto ciò che appartiene all’ignoto.

    Paura di entrare in contatto con quel punto in cui il sistema (la faglia terrestre come l’inconscio mentale) si frantuma, in corrispondenza del cosiddetto punto di rottura: punto che, per la mente, si può identificare nella deflagrazione psicotica, così come per la roccia terrestre nel sisma.

    Situazioni, queste, in cui la paura cede il passo al bisogno di conoscenza e all’intervento di soccorso.

    L’emergenza dello stato di crisi consente, per un istante, che conoscenza ed emotività si incontrino: condizioni ottimali perché ci si appropri del fenomeno, si impari a prevenirlo e non solo a curarlo.

    Cessata l’emergenza, però, tutto si spegne e l’Io cede nuovamente il passo alla paura e all’oblio.

    Perché questo non avvenga occorre che razionalità ed emozioni si mantengano unite e dunque che i ‘ricostruttori’ delle aree distrutte (tecnici, amministratori) rimangano in stretto contatto con la gente che ha subito la perdita e ne tiene viva la memoria.

    Per sentire l’urgenza del desiderio di ritornare alla vita!

  • L'uomo, verso quale futuro? Richiedi l'articolo

    Questo scritto si muove su un parallelismo fra evoluzione storica e interpretazione psicodinamica.

    Dalla scissione fra i due grandi blocchi nel corso della Prima e della Seconda Guerra mondiale e della Guerra fredda, per giungere allo stato di pace (relativa) attuale.

    Assistiamo a un ridimensionamento dei riferimenti religiosi e patriottici e al diffondersi dell’aggressività in un quadro bellico extraeuropeo altamente frammentato, privo di un nemico definito e quindi più facilmente individuabile. 

    Realtà che danno ragione di uno stato d’ansia cui si cerca rimedio attraverso l’agire e la costruzione sempre più estesa di relazioni virtuali di comunicazione.

    Questo conduce, per lo più inavvertitamente, a una grande bolla costituita dal vuoto relazionale affettivo e, per conseguenza, di identità, motivo per il crescere di un sempre più elevato livello di aggressività e di frammentazione.

    Di qui due possibili percorsi: l’autodistruzione attraverso la Terza Guerra, universale e atomica, oppure l’emergere di un rinnovato Io ideale che si esprime nella Conoscenza e nella Bellezza, artefici di relazioni nuove e di espressività di amore.

  • La famiglia e il trattamento degli stati psicotici Richiedi l'articolo

    Un soggetto psicotico rappresenta la parte fragile di un sistema famigliare: costituisce l’effetto e al tempo stesso la causa del malessere dell’ambiente in cui vive.

    L’équipe operante si pone come sistema sano che si lascia pervadere, ma non invadere, creando una sintonia emotiva che riesce a trasmettere prima alla famiglia e poi dalla famiglia al figlio-paziente.

    Potrà iniziare allora il vero e proprio lavoro mentale che consentirà di riportare la rappresentazione più aderente al pensiero comune, conducendo il paziente, e chi vive intorno a lui, verso il mondo reale.

  • La famiglia, ruoli che cambiano Richiedi l'articolo

    Dopo alcune considerazioni sulla precarietà dello stato famigliare, oggi caratteriz­zato da un progressivo aumento delle separazioni e dei divorzi, vengono approfon­dite le conseguenze dello sbilanciamento dei ruoli dei genitori nei confronti dei figli.

    Figli chiamati dalla società moderna “bamboccioni”, di cui si comprende qui molto bene lo sfondo famigliare, la costruzione stessa che non permette loro di varcare le mura domestiche.

    Viene analizzata la radice della formazione della coppia genitoriale al fine di comprenderne il tipo di unione; soprattutto viene posto lo sguardo sull'iter atto a raggiungere il cambiamento.

    Da quanto esposto in questo scritto si traggono la fiducia e la consapevolezza che è possibile miglio­rare lo stato di precarietà della famiglia odierna, con tutte le sue ripercussioni sui figli e non solo su di loro.

  • La paura di pensare Richiedi l'articolo

    Pensare, chiedersi il perché di certi comportamenti, fa paura.

    Pensare porta la mente a tener conto degli aspetti consci e inconsci del nostro agire: tuttavia andare incontro all’inconscio genera insicurezza.

    Pensare, conoscere, capire portano al cambiamento, evento che fa paura perché vissuto come perdita di parti di sé.

    La paura si supera grazie a un’immagine del “Sé” sufficientemente solida da poter sostenere il proprio pensiero.

    E’ proprio dal pensare, e quindi dalla possibilità di governare le situazioni, che il “Sé” si arricchisce di immagini buone, credibili che, a loro volta, restituiscono fiducia nella propria capacità di pensiero e rinforzano l’autorevolezza.

  • La psicoterapia, oggi Richiedi l'articolo

    Terapeuta e paziente costituiscono due mondi che si incontrano, due storie che si incrociano.

    In questo articolo, vengono esaminate la personalità del terapeuta, quella del paziente e la relazione che si costruisce fra loro.

    Il terapeuta porta nella relazione di aiuto la propria persona e la propria storia di vita, mentre accompagna il paziente nella non facile esplorazione del suo mondo inconscio.

    Il paziente, con i suoi disturbi, è persona che si accosta alla relazione di aiuto con una sua storia, una sua cultura, dei suoi ideali.

    Il vero obiettivo della cura sta nel percorso stesso, nel come lo si conduce, nel supe­rare, momento per momento, gli ostacoli che lo costellano, i momenti di disillusione così come i momenti di successo.

    L’Autore è convinto che la mente umana sia costruita per essere libera, ma i cambiamenti della mente sono graduali, richiedono tempi lunghi. Tuttavia proprio nel conflitto stesso si annida quell’energia che, liberata dai lacci della malattia, potrà fornire la spinta per la crescita personale e per l’espressione della creatività.

  • La relazione come nutrimento Richiedi l'articolo

    La relazione con l’altro rappresenta la fonte principale di nutrimento per la nostra mente.

    Il cibo: la parola, il gesto, l’affetto.

    Una buona relazione ci arricchisce, ci fa stare bene, ci dà sicurezza, è fonte di altre buone relazioni.

    Una cattiva relazione ci impoverisce, genera conflitti, depressione.

    La relazione con l’altro ci permette di scoprire in noi potenzialità che forse non conoscevamo.

  • Sfida o conquista? Richiedi l'articolo

    La sfida: figlia dell’istinto di morte, seduce, trascina, inebria, conferisce al fragile l’illusione della vittoria.

    Sfidante è proprio la parte debole che si avverte minacciata e vede la sfida come unica via possibile per riscattare tale fragilità.

    La conquista: figlia dell’istinto di vita, silenziosa, perseverante, tenace, conferma nel forte la sicurezza del percorso: una via che conduce verso un “pieno”, prima di tutto interiore, determinato dalla ricerca di unire, di erigere, di produrre crescita. E dunque dal ricavare soddisfazione e piacere proprio nel “contenere” l’avversario e l’avversità, non nel rigettarli, meno che mai nell’annientarli.

    L’avversione, la sventura si trasformano in materia ed energia utili per conquistare la meta.

  • La via della pace Richiedi l'articolo

    La Guerra, evento storico fenomenico, è necessariamente visibile ed è cogente affrontarla.

    Invece lo stato conflittuale, che vi sottostà ed è ontogenico all’Essere, prepara la guerra ed è ben più difficilmente riconoscibile.

    E’ proprio nel tempo di pace che possiamo dare visibilità alla genesi del conflitto e farcene contenitori.

  • Le mirabili vie della mente Richiedi l'articolo

    L’articolo spiega come gli stati emotivi passino da paziente a terapeuta (transfert) e poi ancora da terapeuta a paziente (controtransfert) estendendosi anche ai familiari.

    Qui vediamo come il senso di fiducia e di sicurezza passi, per vie inconsce, dallo psicoterapeuta a una mamma e da lei alla sua bambina

    La bambina fa un sogno: si vede aggredita da un orso e vede la madre venirle in aiuto su indicazione dell’analista della madre stessa.

    Assistiamo al fenomeno per cui la fiducia della mamma in colui che la aiuta arriva a trasmet­tersi anche alla figlia.

    Il bene (come anche il male) non finisce lì dove noi lo portiamo, ma si diffonde intorno a noi: è “epidemico”.

  • Le nostre amiche emozioni Richiedi l'articolo

    Il nostro mondo emotivo è una delle più grandi ricchezze che possediamo. E’ un patrimonio che a volte crediamo di ben conoscere, ma che in realtà sovente ci sfugge in tutta la sua complessità e dal quale rischiamo di essere condotti, piuttosto che esserne i condut­tori.

    Vengono qui posti in luce i dinamismi che sottendono a situazioni emotive, così da offrire l’opportunità di letture più vere, più autentiche e di strumenti più adeguati per affrontarle in noi e negli altri.

  • Lettera a un giovane psicoterapeuta Richiedi l'articolo

    Questa ‘lettera’ è stata scritta da sette persone che hanno seguito un percorso di analisi e da un psicoterapeuta di lunga esperienza.

    Qui di seguito quanto dicono queste sette persone.

    • Valeria si aspetta un terapeuta che le permetta di “sentire” un‘emozione senza spa­ventarsi.
    • Elisa chiede di imparare a passare dalla mentalità “del fare” a quella “dell’essere”, ad “andare incontro” anziché “contro” l’altro.
    • Mario rileva che i tempi dei cambiamenti della mente sono lunghi e conclude: “Non abbia fretta di raggiun­gere il risultato”.
    • Carolina: “Chi si farà aiutare da te, ti ascolterà per ciò che dici, ti osserverà per ciò che fai, ma ti valuterà soprattutto per ciò che sei”.
    • Fiorella ammonisce: “Accompagnare un paziente a cambiare identità, a cambiare pelle, mi creda, è facile solo a dirsi ...”
    • Amedea afferma di essere riuscita a capire l’origine dell’insoddisfazione provata nella precedente esperienza di psicoterapia: la troppa distanza tra lei e il terapeuta.
    • Anna è molto esplicita: “Quando ho iniziato il mio lavoro, ho ‘annusato ‘ il mio dottore, come si annusano le persone dopo che sei passato attraverso esperienze che ti hanno fatto tanta paura”.

    In una lettera, il terapeuta porta all’attenzione del lettore, fra i tanti temi trattati, quelli che meritano maggiore considera­zione: la neutralità analitica, la sintonizzazione intenzionale, l’alleanza terapeutica, la dipendenza, la paura che può appartenere anche al terapeuta e non solo al paziente, il valore della parola, la seduzione e infine il problema dei confini fra soggettività e oggettività, cui si collega il binomio conflitto/deficit.

  • Lettera a un papà e a una mamma Richiedi l'articolo

    Questa lettera fa seguito a quella inviata agli ipotetici figli diciannovenni, Alberto e Sonia, e costituisce l'occasione per una revisione di vita, per ricordare le tappe del nostro cammino: quello fatto e quello che avremmo voluto fare.

    L’Autore si sofferma su temi quali l’incontro e le origini del loro rapporto, l’essere coniugi, l’essere genitori, l’oggi, il domani. Si sofferma anche su fantasia, sogno, illusione.

    Ci sia concesso di sognare che i nostri figli possano produrre un mondo, un domani migliori: un domani con le radici nel passato, in ciò che abbiamo realizzato, che confidiamo essi siano capaci di costruire!

  • L’adolescente e il computer Richiedi l'articolo

    L’articolo inizialmente prende in considerazione il problema dell’utilità o meno dei nuovi mezzi di comunicazione e presenta varie opinioni in proposito.                                                                                                                     

    Cerca poi di mostrare come sia importante risalire alle fonti del fenomeno, alle ragioni della realizzazione di nuovi strumenti di comunicazione per giungere a rendersi conto del fatto che questa realizzazione non sia il reale obiettivo, ma solamente uno strumento. 

    Occorre allora   modificare il nostro atteggiamento emotivo nella relazione con gli altri, affinché questa   possa veramente essere appagante e non si riduca a mera comuni­cazione.

    Il recupero del contatto con le nostre emozioni consentirà di porci nel modo più adatto a superare molti degli aspetti negativi dei nuovi strumenti. 

    Il vero obiettivo è il ritrovare la fiducia nell’altro.

  • L’ascolto Richiedi l'articolo

    L’ascolto ha bisogno di silenzio.

    Prima, occorre fare il vuoto dentro di noi, perché ascoltare è contenere colui che ci parla, è mettere dentro di noi le sue ansie, le sue paure, le sue emozioni, talora dilaganti e in cerca di un porto sicuro che le riceva e le custodisca.

    Per questo occorre che ci sia, dentro di noi, un contenitore sufficientemente capace, silente e osservante.

    Per ascoltare l’altro è essenziale che, prima, io abbia imparato ad ascoltare me stesso: ad ascoltare le mie fragilità, le mie paure, per poter meglio comprendere le sue.

    L’ascoltare, pertanto, non è esito di una relazione a due, bensì di una relazione a tre: io, me e l’altro.

  • L’Europa, questa adolescente Richiedi l'articolo

    A partire dai fatti di Charlie Hebdo possiamo ben osservare che gli estremisti islamici agiscono nell’assoluta convinzione di essere dalla parte del bene, di una proiezione divina non contrattabile.

    L’Europa, e con lei i Paesi occidentali, si stanno muovendo come adolescenti: “Tu attacchi me, dunque io mi sento legittimato ad attaccare te…” Così nascono le guerre.

    Questo avviene nei macrosistemi delle Nazioni, come nei microsistemi delle famiglie e dei luoghi di lavoro.

    Se ci poniamo sui livelli dei sistemi valoriali e del confronto saremo sempre perdenti.

    Razionalità ed etica qui sono fuori gioco, dialogo o condanna risultano misure sintomatiche di breve effetto.

    In realtà, è in gioco un processo di esito molto meno immediato, che richiede di guardare lungo e di non cercare soluzioni ad effetto. Un processo che richiede di trasformare la cultura del giudizio in cultura della conoscenza e, soprattutto, di quella conoscenza che raggiunge le aree subliminali delle menti individuali e collettive, dove realmente si maturano e si decidono gli eccidi, le guerre, le azioni terroristiche.

    Un processo che occorre penetri lentamente, ma tenacemente, nella Scuola, nella Politica, nel Pensiero parlato e stampato.

  • L’uomo, oggi Richiedi l'articolo

    Sotto le apparenze dell’efficientismo, della produttività, del profitto, sempre più si avverte una sensazione di vuoto.

    Cosa si attende l’uomo, oggi, dal rappresentante di Dio?

    Cosa si attende dal medico dell’anima, per colmare quel vuoto?

    Dall’interprete di Dio si attende che spenda il proprio essere nel condurlo per mano verso il mistero, verso la capacità di servirsi della compresenza del bene e del male per fondare lì le ragioni del suo “credo”.

    A chi si fa carico delle sue sofferenze interiori chiede una relazione umana fidabile, sicura che porti tensione di vita e, soprattutto, la capacità di affrontare la parte oscura del male, quella che genera ansia e paura.

  • L’utopia, l’ideale, la realtà Richiedi l'articolo

    Questo articolo affronta il mal-essere che, a partire dall’individuo e dalla famiglia, si estende alle istituzioni sociali e nazionali.

    Ci si chiede perché, pur in assenza di conflitti armati, questi sistemi siano così tanto lacerati da guerre di pensiero, difficoltà di relazione fra persone e di fiducia nell’uomo.

    Viene analizzato il bisogno vitale di sicurezza che è radicato in ogni essere vivente, uomo compreso. Tale bisogno genera quella dicotomia buono/cattivo che, attraverso il meccanismo psicologico della proiezione della parte negativa sugli altri, è causa di tanti conflitti.

    L’utopia altro non è che un tentativo di fuga da questo con­flitto, diventato insostenibile, verso una visione irreale di un mondo assolutamente buono.

    L’ideale può costituire l’elemento di unione e transizione fra il bisogno di sicurezza e la realtà contingente; può offrirci quella mediazione costante, paziente che dà senso al reale.

  • Oltre la crisi, l’uomo Richiedi l'articolo

    2008: anno della grave crisi finanziaria che ha investito il mondo intero.

    La maturazione di un individuo, così come la crescita di un sistema sociale, si deve all’integrazione di principio di piacere e principio di realtà.  Se si assimila la Finanza al principio di piacere e l’Economia al principio di realtà e se si pensa al processo di scissione prodottosi fra queste due aree, non sarà così difficile compren­dere il motivo conduttore di un fenomeno (la crisi) che ha così profondamente destabilizzato il mondo intero.

    Dietro questi accadimenti, come hanno segnalato importanti studiosi sta, ancora una volta, la mente dell’uomo.

  • Oltre l’atomo Richiedi l'articolo

    Nucleare sì/nucleare no: questa è una delle molte dicotomie dei tempi nostri, che ha come esito lo schieramento dall’una o dall’altra parte, il sorgere di divisioni, di conflitti, di stati d’ansia, che si propagano come un’epidemia.

    Ci si appella alla Scienza, alla ricerca di una verità che dia sicurezza.

    Tuttavia non è “l’assolutamente certo” bensì la flessibilità, il modificabile, che dà modo alla mente di poter giungere a una verità sufficientemente vicina al reale e quindi plausibile, rassicurante.

    La dicotomia, la scissione, dividono, non risolvono.

    Allora, tornando al nucleare, perché invece di rincorrere il di più, non sviluppare la capacità di fruizione, di godimento dei beni e dei servizi offerti?

  • Orientamenti, oggi Richiedi l'articolo

    L’excursus degli ultimi duemila anni di Storia conduce ad assistere a una profonda modificazione delle grandi Religioni e dell’istituzione statuale che hanno cessato di essere, nell’epoca moderna, le roccaforti dei sistemi valoriali.

    Oggi, il dogma nella Teologia, il Monarca nell’organizzazione dello Stato, generalmente, non trovano più riconoscimento.

    L’uomo, dal 1800 ad oggi, va ricercando la sua nuova sicurezza, bene imprescindi­bile di vita, nella Scienza e nella Tecnica.

    Ma anche qui il mito della certezza assoluta rivela la sua precarietà.

    Dove, allora, l’Ideale dell’Io trova ancoraggio sufficientemente credibile e fidabile per restituire sicurezza?

    La Conoscenza: la verità vi farà liberi.

    La Bellezza: la bellezza salverà il mondo.

    Forse, per queste vie, anche la Religione e lo Stato possono ritrovare dimensioni nuove, più credibili, più rassicuranti.

  • Quarant’anni di professione Richiedi l'articolo

    Uno psicoterapeuta, dopo quarant’anni di professione, si interroga sull’uomo e sul significato della sofferenza dell’anima.

    Questi i temi di una conversazione tenuta alla presenza di pazienti e amici:

    • la paura
    • una società senza padre
    • il rifugio nell’apparire
    • la velocizzazione dei ritmi vitali
    • l’uomo vuole veramente guarire?
    • il bisogno del divino
    • una società depressa
    • la relazione d’aiuto

    Lo psicoterapeuta è interprete di conoscenze e al tempo stesso veicolo della propria energia vitale.

  • Radiografia del foreign fighter, il combattente straniero Richiedi l'articolo

    Cerchiamo di tracciare il percorso interiore, ipotetico ma plausibile, di un occiden­tale che decide di lasciare l’Europa per entrare a far parte di un gruppo terroristico islamico.

    Utilizziamo come parametri gli aspetti genetico-costituzionali, le relazioni originarie della vita neo-infantile e i fattori ambientali in cui la persona viene a trovarsi nel corso della propria esistenza.

    Partiamo allora da una fragilità intellettiva ed emotiva che va ad incontrarsi, ipoteti­camente, con un’educazione svalorizzante e destrutturante della personalità di un figlio in crescita. Ne risulta un’identità goffa, inetta che istiga alla rivendicazione.

    Matura lentamente l’idea di poter appartenere a un ‘sistema’ capace di realizzare la rivalsa, ancor più se sostenuta dall’adesione a un Dio che protegge e assicura gloria eterna.

    Tessuto connettivo sottostante: la paura.

    Ma la paura, si sa, è contagiosa e trasmissibile: più la si combatte e più l’Io si attrezza per controbatterla, in un processo senza fine.

    Unica via, affrontarla andandole incontro. Ma come?

    Attraverso un ostinato, convinto processo di conoscenza.

    Conoscere l’altro, prima di giudicarlo e condannarlo. Conoscere la sua fragilità e la sua paura.

  • Radiografia dell’insensato Richiedi l'articolo

    L’autore si muove da due situazioni drammatiche di realtà: una, la vicenda di un comandante che porta incautamente la sua nave contro gli scogli, provocando la morte di 38 persone; una seconda, di un pilota che si scaglia con il suo aereo contro una montagna, portando a morire tutti i passeggeri, l’equipaggio e se stesso.

    Di qui nascono tre domande:

    • quali meccanismi, coscienti e inconsci, possono aver guidato le menti di queste due persone?
    • quali i motivi per cui medici consapevoli delle anomalie mentali di questi uomini non hanno segnalato preventivamente i rischi connessi?
    • quanta libertà di pensiero e di azione c’era in queste menti? E dunque, quale responsa­bilità?

    L’articolo si sviluppa su questi tre interrogativi: soprattutto pone in evidenza modi di funzionamento della mente che appartengono a tutti noi e primariamente i fenomeni della trasmissione transgenerazionale e della coazione a ripetere.

    Questo partendo dal presupposto che conoscerli è via primaria per prevenire errori ed evi­tare danni a volte irreparabili.

  • Radiografia dell’uomo di potere Richiedi l'articolo

    Il potere è una delle modalità espressive della pulsione di vita che, nella crescita, si va differenziando in libido e in aggressività.

    La libido ci porta all’avvicinamento, al contatto per trarne alimento, alla condivi­sione, al consenso, alla partecipazione.

    L’aggressività è la pulsione che ci aiuta ad acquisire una nostra identità, a farci valere nel contesto umano, a coltivare la volontà, a perseguire con determinazione e continuità gli obiettivi che ci siamo proposti.

    In questo articolo, vengono delineate le principali caratteristiche dell’uomo di potere, sicuro, equilibrato, capace di governare innanzitutto se stesso.

    Vengono altresì evidenziati i rischi e le conseguenze quando, al contrario, ruoli di potere sono gestiti da persone insicure e vittime che, avendo sostanzialmente per­duto il governo delle emozioni proprie e altrui, non possono che diventarne domi­nati, anche se, apparentemente, padroni.

  • Regola e cuore Richiedi l'articolo

    Vengono qui prese in considerazione le due istituzioni portanti della società: la famiglia e la scuola.

    Si assiste al fatto che gli educatori tanto più ricorrono alla regola, quanto più avvertono insicurezza; tanto più ascoltano il cuore, quanto più hanno bisogno di consenso.

    E’ quindi importante uscire dalla dicotomia autoritarismo/permissivismo ed essere invece attenti alla situazione del sistema. Ovvero è importante saper cogliere, momento per momento se, in quella famiglia o in quella classe, ci sia più bisogno di ritrovare una sicurezza, forse perduta, o un’affettività troppo assente.

  • Relativismo: fra nichilismo e dogmatismo Richiedi l'articolo

    E’ questo un articolo che esce dai nostri canoni tradizionali perché elaborato a più mani.

    Si sono presi in esame gli scritti di Emanuele Severino, di Claudio Magris e di Dario Antiseri e se ne è affidata la sintesi a tre studenti universitari.

    Piero Ferrero ha concluso con una riflessione su questo tema, letto in chiave psicodinamica.

     

    Di Emanuele Severino: sintesi a cura di Andrea Carluccio

    Di fronte al divenire, ogni cosa muta, nasce e muore. Anche il relativismo più puro non può che ammettere questa se pur assoluta verità.

     

    Di Claudio Magris: sintesi a cura di Edoardo Peretti

    Il relativismo non è la negazione della verità e della necessità della sua ricerca, ma un correttivo che impedisce di sentirsene possessori definitivi e perciò autorizzati ad imporla.

     

    Di Dario Antiseri: sintesi a cura di Alberto Malena

    In campo scientifico, il fallibilismo è la via aurea che consente di evitare sia il dog­matismo sia l’arbitrio soggettivistico.

    Ma ci può essere un principio etico razionalmente fondato che valga per tutti?

    No, perché i principi etici si fondano su scelte di coscienza.

    Pluralismo di valori: dunque scelta, libertà, responsabilità.

     

    Nota di Piero Ferrero

    Il relativismo non si identifica con l’assoluto dell’incertezza, ma con la ricerca di verità su cui possono poggiare fermezza di pensiero e principi di riferimento.  Pen­siero e principi possono mutare, ma permettono alla mente di trovare una via per­corribile. La persona allora si mostra solida ma non rigida, è autorevole ma non autoritaria, è capace di cambiamenti.

  • Sistemi primari e sistemi secondari: integrazione o preminenza? Richiedi l'articolo

    Definiamo ‘sistema primario’ la famiglia nella quale nasciamo e in cui si sviluppa il nostro processo di cre­scita fino al raggiungimento dell’età adulta.

    Definiamo ‘sistema secondario’ la nuova famiglia che, diventati adulti, possiamo costruire.

    Dopo aver considerato uno sviluppo sufficientemente normale che consenta di transitare senza conflitti dall’uno all’altro ‘sistema’, viene presa in considerazione la situazione in cui i possibili aspetti deficitari e conflittuali della famiglia di origine ostacolano o rendono precario, per il figlio, il costituirsi di un nuovo ‘sistema’.

    Di conseguenza due sono le ipotesi di evoluzione della situazione: quella dell’adattamento e della possibile cronicizzazione oppure quella dell’avvio di processi separativi, affettivi e fisici.

    Si prendono quindi in considerazione gli aiuti che necessitano al figlio e, se li accetta, alla famiglia di origine, per far sì che il processo separativo diventi occasione di recupero e di crescita per lui stesso e occasione di pacificazione per la famiglia di provenienza.

  • Vent’anni accanto al mondo della psicosi Richiedi l'articolo

    Un percorso lungo vent’anni.

    L’Autore parla qui dell’arte di aiutare colui (il paziente) che, a sua volta, insegna al medico dell’anima (lo psicoterapeuta).

    Analizza ed approfondisce questi temi:

    • che cosa più gli hanno insegnato i suoi pazienti;
    • l’idea che si è costruito della dissociazione mentale;
    • il rischio del terapeuta di entrare a poco a poco nell’atmosfera psicotica;
    • l’interruzione dei trattamenti da parte degli operatori e l’abbandono da parte degli stessi.

    Da ultimo la gratitudine dell’Autore verso questi pazienti e le loro famiglie: persone che insegnano a non sentirsi onnipotenti perché, per taluni di loro, il rientro nella realtà è insostenibile. Il diritto a delirare è pur sempre insopprimibile.

  • Verità o ricerca della verità? Richiedi l'articolo

    Vero è il mondo sconosciuto di sé, che si può paragonare a quella parte dell’iceberg più estesa e profonda, ma sommersa: essa incute paura proprio perché non visibile.

    Conoscerla libera dall’angoscia.

    Ma la verità non è mai assoluta: quello che conta è il cammino percorso per raggiungerla.

    Un cammino di solitudine in cui chi lo percorre trova nutrimento nell’ emozione di scoprire corrispondenza tra la parte nascosta (ora conosciuta) e la parte visibile (ora vera).

  • Verso un'Europa reale Richiedi l'articolo

    Osserviamo la sequenza cronologica dei momenti che hanno condotto alla nascita dell’Unione europea, dal 1949 al 2013: dai sei Stati iniziali ai 27 odierni.

    Ascoltiamo la voce di uno dei Padri fondatori, Alcide De Gasperi (Conferenza della Tavola rotonda, a Roma, 1953) e conduciamone un’analisi in chiave psicodinamica. Parla un uomo integerrimo, con riferimenti che si muovono fra l’Ideale e l’Imperativo categorico.

    Di qui l’inizio di un processo, certamente condotto in totale buona fede e supportato da altri Grandi fondatori come Adenauer e Schuman: a poco a poco, inavvertitamente, tale processo allontana dalla realtà oggettiva/soggettiva degli uomini che costituiscono il tessuto reale di questi 27 popoli.

    L’Io cede il passo all’emotivo, a ciò che si desidera, come avviene sovente nella vita delle persone, delle famiglie, dei microsistemi.

    Non ci si accorge che si è data vita a una Madre che non può nutrire e far crescere così tanti figli, riuniti in così poco tempo.

    Il rimedio: trovare il coraggio di fermarsi, per comprendere, il coraggio di ripartire da una base originaria, dove l’utile non implica ancora l’emotivo, men che mai l’affettivo e il solidale, che hanno tempi di maturazione assai più lunghi.

    Utilizzare i metri della lungimiranza, della tessitura, a fronte di un’epoca che cerca il tutto e subito.

    Prima conoscersi, conoscersi bene e poi amarsi, per poter vivere insieme.

  • Verso un’etica nuova Richiedi l'articolo

    Non c’è più il Padre.

    I figli sono disorientati, si guardano intorno smarriti: mancano i riferimenti riconosciuti e condivisi, garanzia di sicurezza.

    Nella famiglia, nella scuola, nella società attuale dilagano i conflitti, le relazioni sono malate, le parti si attribuiscono reciprocamente le colpe.

    Attaccare, giudicare e punire non fanno altro che portare lo sguardo sui sintomi, trascurando le cause.

    Proviamo a iniziare un nuovo percorso: partendo da una conversione di pensiero, che aiuti a modificare il modo più usuale di leggere la realtà famigliare, sociale e politica, proviamo a transitare dal binomio giudizio/colpa, al binomio comprensione/relazione.

  • Violenza: perché? Richiedi l'articolo

    Quali sono le dinamiche mentali di una persona che agisce in modo violento, sadico, spinta da sentimenti di odio?

    E’ questa una personalità fragile, che non è stata nutrita da rapporti affettivi sani e a cui sono mancati riferimenti stabili, sicuri.

    Chi ha vissuto conflitti e scene di violenza, svi­luppa paura, senso di impotenza, rancore e quindi odio.

    L‘assumere il ruolo di aggressore è una modalità messa in atto dalla mente che non riesce a gestire gli esiti di una aggressione subita, al fine di sentirsi padrona della situazione.

    Tuttavia è illusione pensare che la parte lesa possa essere risarcita in questo modo: quindi la richiesta di un’azione compensativa si farà sentire sempre più forte.

    Allora un movente anche debole basterà a giustificare l’aggressore dello scatenare la sua furia vendicativa.

    Quale aiuto si può dare a queste persone?

    Innanzitutto è necessario che prendano coscienza del processo che ha portato all’evento, perché la sola contenzione non è sufficiente. Hanno inoltre bisogno della presenza di qualcuno che li possa ascoltare, che possa farsi contenitore dei loro stati emotivi, di tutto l’odio e il rancore che portano dentro.

  • La Guerra nucleare: un inno alla vita   Richiedi l'articolo

    Perché l’Occidente non conosce più guerre globali da 72 anni?

    La risposta ce la offre Albert Einstein e ci appare paradossale: “Perché dopo la Terza Guerra mondiale, nucleare, la Quarta si combatterà con bastoni e pietre”.

    Una così lunga pace è esito della paura: la paura della distruzione totale.

    Una pace che si appoggia, dunque, sul rimosso e sulla negazione della paura.

    L’autore si domanda per quanto tempo questi meccanismi, che ci tengono lontani dalla Guerra totale, possano funzionare e dà questa risposta: fino al raggiungimento del punto di rottura.

    Quale la posizione consapevole e matura dell’uomo oggi, a fronte di questa realtà ineluttabile?

    Quella che considera la vita come dono inestimabile e la Guerra totale come evocazione di questo dono.

    Disperdere questo dono in conflitti e nell’effimero è come credere in una vita terrena senza fine.

    L’affanno del fare cede il passo all’etica dell’Essere, della Bellezza e della Conoscenza.

    Al silenzio, in cui si realizzano i legami di amore.

  • L’immigrato: il nero africano o il bianco italiano? Richiedi l'articolo

    Due realtà stanno progressivamente invadendo l’inconscio collettivo: un sentimento di paura, paradossalmente generato da 72 anni di pace, e una sensazione di invasività della nostra mente determinata dalla globalizzazione e da una rete di comunicazioni sempre più vasta.

    L’immigrato slatentizza questi due scomodi sentimenti e, senza che ce ne avvediamo, mette alla prova la nostra identità minacciata da questi sentimenti infetti.

    Si richiede, come in tutti gli stati conflittuali, di assumere quella giusta distanza da emozioni invasive e destabilizzanti, per riacquisire quel sano esame di realtà che ci permette di comprendere che il bianco e il nero costituiscono l’ambivalenza presente in ogni mente umana. 

  • L’ideale e la realtà Richiedi l'articolo

    Queste riflessioni intendono mostrare quanto sia importante, per la persona, nutrirsi di ideali che danno senso alla vita, ma quanto anche importante sia non elevarli a un punto tale da allontanare l’Io dal senso del reale.

    Come sempre, la mente, per offrire il meglio di sé, ha bisogno di rispettare un’armonia fra le sue diverse parti.

    L’Io ha bisogno dell’Ideale dell’Io per costruire progetti, per darsi delle mete da raggiungere.

    Allo stesso modo, l’Ideale dell’Io ha bisogno di mantenersi aderente agli esami di realtà dell’Io, proprio perché i suoi progetti si possano realizzare e non diventino sogni o addirittura fughe dalla realtà.

    L’autore si serve del discorso del Presidente cinese Xi Jin Ping agli Italiani, per mostrare i rischi di rimanere abbagliati da immagini che, sebbene supportate da realtà presenti o passate, sono mirate a distogliere l’attenzione dai reali obiettivi che due Paesi così diversi possono realmente perseguire.

  • Il nucleare, dall’onnipotentismo alla rimozione Richiedi l'articolo

    Percorriamo insieme i punti di questo studio che intende portare a conoscenza un pericolo di cui così poco si dice.

    • Dal pensiero di Luigi Einaudi fino ai giorni nostri.
    • Il rischio del nucleare considerato nella sua oggettività: da un atteggiamento di onnipotentismo alla negazione di un pericolo reale.
    • Come le Grandi Potenze si confrontano, nel tentativo di raggiungere armi indistruttibili.
    • Dal rischio di una guerra reale alla costruzione di un conflitto virtuale, alimentato da un pensiero fantasmatico che sta a poco a poco diffondendosi nelle menti, fino alla creazione di un nemico immaginario: l’Ebreo.
    • I rimedi, talora ingenui, talora portatori di nuovo male.
    • La consapevolezza: la maturità dell’uomo che conduce al governo delle emozioni, al considerare il pericolo come ragione di vita e di realizzazione di sé.
    • E infine il Piano valori, che l’Autore propone come riferimento fermo per la vita propria e della collettività.

     

  • Evoluzione di un giovane psicotico Richiedi l'articolo

    In questo articolo sono tratteggiate, sinteticamente, le tre fasi che, normalmente, caratterizzano il recupero dallo stato psicotico di un adolescente verso una, sia pur relativa, normalità.

    La prima fase vede il paziente abbandonare a poco a poco la sintomatologia difensiva cui si era costretto nel suo ‘ritiro’ dal mondo. Qui è fondamentale un’attenta integrazione fra farmacoterapia e assistenza.

    La seconda fase si caratterizza per il riemergere del principio di realtà, fonte di grande paura, tuttavia associata al desiderio di ritornare nel mondo.

    La terza fase è normalmente affidata alla psicoterapia per aiutare il paziente ad affrontare la paura e ad integrare il principio di piacere (vivere con l’altro) con il principio di realtà (adeguarsi alle regole sociali).

  • Verso quale benessere? Richiedi l'articolo

    Non c’è dubbio che negli ultimi settant’anni il pensiero sull’uomo e sul significato della vita è profondamente mutato.

    Ci si domanda allora: quale concetto abbiamo, oggi, di benessere?

    Il ‘declino’ del sacro e il potenziamento dello scientifico e del tecnologico stanno producendo il venir meno di quell’area che un tempo si poneva fra l’umanesimo e il divino. Il vuoto che ne deriva, nel pensiero dell’Autore, viene gradualmente occupato da una sorta di onnipotentismo alimentato da progressi tecnologici sempre più avanzati. La mente, entusiasmata da un potere sempre più esteso e globale, non regge però a lungo questo stato inebriante. Si genera di qui il bisogno di un ritorno al reale, al possibile, alla presenza del bene e del male in ogni stato umano. Di grande importanza, a questo punto, quel processo di conoscenza di sé e delle proprie forze interiori, sovente ignorate, che ci conducono: una conoscenza che ci avvicina alla realtà, a quella semplicità (non banalità!) che ci aiuta nel governo della vita di ogni giorno, così come in imprese coraggiose.

  • Autoritarismo, evitamento o autorevolezza? Richiedi l'articolo

    Affrontiamo un tema che consideriamo di particolare significato per Aedes 20: quando una modalità di comportamento così nella vita di una famiglia come in una Nazione può considerarsi autoritaria, quando di evitamento del problema, quando, infine, si connota come autorevole.

    Nella prima situazione si alimenta un pericoloso stato di dipendenza che non può prolungarsi all’infinito, quando invece si assiste all’evitamento del conflitto il rischio è l’acuirsi dello stesso.Il comportamento autorevole produce due esiti fondamentali: genera sicurezza in coloro che sono destinati a gestirne le conseguenze nella quotidianità e aiuta a comprendere quanta energia viene salvaguardata quando un sistema, vuoi famigliare, vuoi lavorativo, vuoi nazionale si mostra capace di coinvolgere l’intelligenza emotiva dei suoi componenti.